mercoledì 12 settembre 2012

Walter Benjamin: similarità e corrispondenze non sensate (parte II)

Come accennato nel post precedente (Walter Benjamin: similarità e corrispondenze non sensate (parte I)), la questione posta, dunque, dallo studioso interessa quella sfera di percezione in cui si può dedurre l’esistenza di un rapporto mimetico anche in corrispondenze non-sensate in virtù del fatto che, comunque, queste rispondono alle regole di un certo modo di intendere, misticamente e teleologicamente, il linguaggio. 

In altre parole, prendendo in esame l’aspetto onomatopeico e analogico del linguaggio, come ad esempio l’espressività e la gesticolazione nel parlare, Benjamin connette questo con la facoltà mimetica dell’essere umano, facoltà che è primordiale e che riesce a esprimere anche l’aspetto più intimo e interiore dell’uomo. Un esempio che dovrebbe certificare questa relazione si rintraccia nella grafologia: studiando attentamente come è composta la struttura della grafia di una persona, questa riesce a dedurne alcune caratteristiche personali e psicologiche. Come affermano Gebauer e Wulf:

Seen in this way, language becomes the “highest level of mimetic behaviour and the most complete archive of nonsensuous similarity”  
[Gebauer – Wulf, 1995], p. 273


Le corrispondenze non sensate
E’ attraverso questo modo diverso di decodificare il linguaggio, [Benjamin, 1932 - pp. 694-695], e di connettere in maniera apparentemente non sensata oggetti e segni che si riescono a comprendere quelle corrispondenze non sensate che costituiscono la parte non visibile di un iceberg: 
 
In this way, language is the highest application of the mimetic faculty – a medium into which the earlier perceptual capacity for recognizing the similar had, without residue, entered to such an extent that language now represents the medium in which objects encounter and come into relation with one another
[Benjamin, 1932 - p. 697]

Decodificando in questo modo, le corrispondenze non sensate che emergono pongono in questione le relazioni che esistono tra l’essere umano e il mondo, tra l’Io e l’Altro, tra il reale e l’immaginario ([Gebauer – Wulf, 1995 - p. 273]). Alla base di queste forme di similarità vi è la capacità dell’uomo di produrle:

The highest capacity for producing similarities, however, is man’s. His gift for seeing similarity is nothing but a rudiment of the once powerful compulsion to become similar and to behave mimetically 
([Benjamin, 1932], On the mimetic faculty, p. 722)


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