giovedì 13 settembre 2012

Walter Benjamin: la memoria e il mimetismo antropologico

Come è emerso dagli ultimi due post (Walter Benjamin: similarità e corrispondenze non sensate (parte I) e Walter Benjamin: similarità e corrispondenze non sensate (parte II)), la questione della praitca mimetica prende,. con le osservazioni di Benjamin, una svolta antropologica.Questo cosa vuol dire?

In primo luogo, vuol dire focalizzarsi sull'uomo, come essere umano e punto di una certa costruzione geometrica in cui le coordinate appartengono a due sfere diverse, come d'altronde è la temporalità stessa. Ovvero il reale e l'immaginario: sfere umane e sfere che portano a percezioni diverse. Alcune sensate, altre meno. 

In secondo luogo, vuol dire che lo strumento per cogliere tali percezioni è il linguaggio, sia attraverso l'aspetto digitale, sia attraverso quello analogico (e qui bisognerebbe ricordare il quarto assioma di Watzlavick).

In terzo luogo, una delle vie per giungere alle corrispondenze non sensate è la memoria.

La memoria
Proprio attraverso la memoria, molti oggetti ed eventi dell’infanzia riemergono dalla dimenticanza e possono attivare un processo di riappropriazione o di perdita dell’Io. Gli autori Gebauer e Wulf citano, prendendo a riferimento un testo tedesco – Berliner Kindheit – alcune memorie scritte da Benjamin come la sua camera della casa berlinese con gli angoli, le finestre, gli armadi, i posti segreti, ma soprattutto quelle scatole che da bambini si usano per raccogliere gli oggetti cui si è più affezionati:

The interiors of boxes […] become the most intimate and intense aspect of a bourgeois childhood; they mark the great familial sanctities. The collecting of butterflies, stamps, and the like, and the putting away of objects in boxes refer to connections with the sacred, which becomes manifest only through a reading of spaces, collections, signs, and complexes of meaning. To write an autobiography means to read and to decode the correspondences found in memory 
[Gebauer – Wulf, 1995], p. 277


La capacità mimetica permette di penetrare in maniera più “insensata” nella temporalità di una persona recuperando, appunto, ricordi e formando associazioni nuove. Sempre citando lo stesso libro, gli autori riportano un esempio significativo ([Gebauer – Wulf, 1995], p. 277): la cattura di una farfalla, gioco adolescenziale, diventa il pretesto per evidenziare lo stretto rapporto tra natura e uomo. La farfalla catturata penetra nello stomaco e diventa un tutt’uno con il bambino provocando una sensazione mimetica di caduta di barriere tra lui e la farfalla. Lui aveva inghiottito la farfalla, ma anche questa aveva ottenuto una parte di lui:

The child gets butterflies in his stomach and at the same time the butterfly takes on human traits.  The capture of the butterfly […] on the level of appearances, only in overcoming the object can the child preserve the constitution of its self-consciousness  
[Gebauer – Wulf, 1995], p. 278


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