giovedì 6 settembre 2012

Flaubert: Madame Bovary sono Io! Parte II


Lettore e Autore "critico" in Madame Bovary
In base a quanto detto nel post precedente (Flaubert: Madame Bovary sono Io! Parte I), ripropongo qui di seguito un'osservazione di Luckàcs: 

In Flaubert e in Zola anche i personaggi sono spettatori, più o meno interessati, degli avvenimenti, i quali si trasformano perciò, agli occhi del lettore, in un quadro, o, meglio, in una serie di quadri. Questi quadri, noi li osserviamo. Il contrasto tra il partecipare e osservare non è casuale, poiché risale alla posizione di principio assunta dagli scrittori verso la vita, verso i grandi problemi della società, e non soltanto all’uso di un diverso metodo di rappresentazione del contenuto, o di parti di esso. […] Balzac, Stendhal, Dickens, Tolstoj rappresentano la società borghese […] hanno partecipato alle guerre che fecero da levatrici a queste trasformazioni […] Flaubert e Zola hanno iniziato la loro attività dopo la battaglia di giugno, in una società borghese già fissata e costituita. Non hanno più attivamente partecipato alla vita di questa società; né volevano parteciparvi. In questo rifiuto si manifesta la tragedia di un’importante generazione di artisti dell’epoca di trapasso. […] Gli uomini che seguono l’evoluzione sociale di quest’epoca sono divenuti aridi e bugiardi apologeti del capitalismo. Flaubert e Zola […] diventano osservatori e critici della società borghese” [LUCKÁCS, (1953) - Il marxismo e la critica letteraria, trad. it., Torino, Einaudi], pp. 282-286.


 Come già si era accennato in Balzac (Balzac e la questione del lettore), anche con Flaubert si possono proporre interessanti osservazioni sulla figura del lettore. In particolare, il lettore è da considerarsi come osservatore critico della realtà del suo tempo, soprattutto quello di Madame Bovary.

Madame Bovary è un'opera considerata per eccellenza antiromantica, sia sotto il profilo ideologico (la protagonista è una donna velleitaria), ma soprattutto sotto il profilo tecnico-letterario. Lo stile è rigorosamente antisoggettivo, volto alla documentazione e all’esclusione dei sentimenti; lo scrittore rinuncia a confessarsi e a prendere posizione. Più precisamente, essendo il nucleo del racconto tratto da un fatto di cronaca realmente accaduto, l’azione dell’autore è stata quella di ri-costruirlo, utilizzando qualsiasi tipo di documentazione come i trattati scientifici e le memorie storiche del tempo in modo tale da essere in grado di riportare dettagli realistici, ambienti sociali e oggetti attraverso una molteplicità di punti di vista. [NABOKOV, Lezioni di letteratura, trad. it., Milano, Garzanti, 1992] p. 190 e pp. 198-202.


In quest’operazione di ri-creazione attraverso la descrizione c’è una controparte: l’autore si fa talmente tanto trasparente da diventare lui stesso il personaggio. E’ in quest’ottica che va letta l’affermazione “Io sono Madame Bovary”. Identificazione che permette a Flaubert di rilevare il lato in ombra e il represso che la società sacrifica all’ordine e all’efficienza borghese:

– “Razza porcina, premio ex aequo: ai signori Lehérissé e Cullembourg; sessanta franchi!”
Radolphe le stringeva la mano, e la sentiva tutta calda e fremente, come una Tortorella prigioniera che voglia riprendere il volo; ma sia che essa tentasse di liberarla, sia che invece rispondesse a quella pressione, ebbe una mossa delle dita; egli esclamò:
- Oh, grazie! Non mi respingete! siete buona! Capite come io son vostro. Lasciatevi guardare, contemplare! 
[FLAUBERT, Madame Bovary, Milano, Mondadori, 2001], p. 166.

Date queste poche righe, ricorrendo alla tecnica del montaggio parallelo, definito da Nabokov come il metodo del contrappunto, Flaubert presenta sia lo squallore dei protagonisti del comizio sia la freddezza della coppia. In altre parole, la ri-presentazione della realtà attraverso questo tipo di mimetismo letterario rende il dettaglio ri-proposto e ri-creato anche un elemento da reimpiegare secondo un senso che nasce dalla sua trasparenza: oltre a questa, vi è l’autore.

 

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