martedì 12 luglio 2011

Il Tesauro e l'Argutezza

Nel testo Cannocchiale Aristotelico, Tesauro definisce in questo modo l’argutezza (scaricabile da google libri):

Gran Madre d’ogni ingegnoso concetto: chiarissimo lume dell’oratoria, e poetica elocutione: spirito vitale delle morte pagine: piacevolissimo condimento della Civil coversatione: ultimo sforzo dell’Intelletto: vestigio della Divinità nell’Animo Umano.

Ora il discorso dell’argutezza ci porta a considerare due concetti importanti, ovvero la metafora e la somiglianza. Prima di arrivare a queste due argomentazioni, è bene fare alcune prime osservazioni:
  1. la capacità dell'intelletto umano di esprimere in sè stesso le immagini che innanzi a lui si presentano come se avesse uno specchio purissimo: in altre parole il risultato di questa espressione sono i  pensieri. Il mondo esteriore si presenta come un discorso in cui ci sono una serie di segni sensibili, copiati dalle immagini mentali, come tipi dall'archetipo. Questi segni esteriori sono di vario tipo (parlati, muti e compositi) e sei sono i modi in cui è possbile significare: per mezzo del concetto mentale (archetipo o pensiero), per via dell'umana voce, per via degli scritti (immagini di quelle della voce, in quanto lo scritto è un segno della voce), per via dei cenni, per via di rappresentazioni degli obbietti (o dei corpi figurati: ad esempio la pittura - che attraverso l'imitazione delle immagini crea un piacevole inganno e una piacevole meraviglia, facendo credere che il falso sia vero - la poesia, attraverso l'imitazione metaforica) e per via metaforica. Vorrei riportare il commento che il Tesauro lascia a proposito dell'arguzia archetipica che esiste dal momento che l'uomo non può tramandare le cose e le conoscenze da spirito a spirito: "et questa fu la sciocca rabbia di Socrate, incolpante la Natura di non avere aperto una finestretta in petto agli uomini per vedere faccia a faccia l'Originale dei loro concetti, senza interpretamento di lingua mentitrice, le cui tradizioni sovente son tradimenti";
  2. si è accennato prima alla pittura e alla poesia. Quale è la differenza? Un'arguzia pittorica sarebbe quella di far sembrare un leone quasi vero, mentre un'arguzia poetica (o metaforica) potrebbe essere quella di descrivere un uomo come un leone. Sia che sia attraverso la punta di un ferro o du un pennello, queste arti simboliche riescono a ritrarre e a emulare l'onnipotenza del Sommo Artefice. Si possono ritrarre corpi visibili, corpi artificiali, corpi materiali invisibili, accidenti e sostanzee astratte, corpi chimerici, immagini favolose. Per quanto concerne la poesia è possibile ancora affermare che questa ha sempre come fine l'imitazione ma con vari strumenti, creando una infinità di simboli: con le nude parole (epica), la nuda azione (mimica) e con azioni e parole (ditirambo).
SULL'IMITAZIONE
Antica maestra di tutti gli uomini (ai quali la Natura appare troppo restia), l'imitazione è alla base di molte metodologie didattiche (dal parlare al camminare, dal nuotare al cantare e allo scrivere). Tutte le arti hanno alla base l'imitazione e primariamente quella dagli animali: il tirar l'arco dall'istrice, l'architettura dalle api, la navigazione dai cigni, la musica dagli usignoli, la pittura dalla rappresentazione delle ombre. Insomma, l'imitazione è la prima insegnante della poesia, la cui anima consiste nell'imitare. Poichè la metafora, e dunque l'argutezza, e tutti i simboli fanno parte della poesia, allora anche per loro la forza più ingegnosa è l'imitazione.


SULLA METAFORA
Le metafore sono estremamente ingegnose perchè da una metafora si possono "partorire" tante altre metafore: si tratta di una delle più ingegnose figure. Vediamone le caratteristiche:
  • ingegnosissima, dal momento che l'ingegno consiste nel legare assieme le cose più remote e separate, utilizzando mente e parola, passando da un genere all'altro, esprimendo un concetto per mezzo di un altro;
  • acuta perchè non si ferma alla superficie della parola, ma va in profondità per cercare accoppiamenti di nozioni varie per determinare un concetto;
  • pellegrina perchè crea novità attraverso sempre nuovi accoppiamenti;
  • meraviglia perchè considera l'acutezza dell'ingegno rappresentante;
  • gioviale perchè diverte, suscita piacere grazie alla meraviglia;
  • feconda: madre di ogni argutezza attraverso primariamente la metafora semplice (prima operazione dell'intelletto attraverso le differenze), poi la proposizione metaforica (metafora continuata, seconda regione dell'intelletto) e poi argomento metaforico (vera e nobilissima arguzia, trascendente la terza regione delll'intelletto).
LA METAFORA SEMPLICE => metafore di somiglianza, chiamate anche metafore da una specie all'altra, da un genere all'altro (somiglianza analoga o di proporzione).



Esempio: genere - specie
ROTONDO (genere) = scudo (specie 1) o tazza (specie 2)

Esempio: genere analogo - genere subalterno   
DURATA DEL TEMPO (genere analogo) = 
età umana (genere subalterno 1) - giovinezza  (specie analoghe 1) o 
stagioni dell'anno (genere subalterno 2) - primavera (specie analoghe 2)



Ecco che la primavera può essere chiamata gioventù dell'anno e viceversa la gioventù come la primavera dell'età umana.

Inoltre, vi ritroviamo anche la metafora dal genere alla specie e dalla specie al genere, fondate non sulla somiglianza, ma dall'unità


 Esempio: genere - specie
MOLTO (genere) - DIECI MILA (specie)

Esempio: specie - genere
il Cavallo di Troia 



Metafora, poi, per equivoco e per ipotiposi (che aumenta la vivezza del concetto: "costui ha un animo lottante contro le avversità"), per laconismo (archetipo + voce), per iperbole, per opposizione (uno stesso termine utilizzato per due concetti diversi o parole molto simili, con suono equivoco, che hanno significato opposto), per decezione (il cui obiettivo è di sorprendere l'opinione perchè si inizia a pensare a una cosa per poi arrivarne ad un'altra).

Riepilogo delle metafore con esempi a fianco.
  1. per somiglianza: Città del Sole (Roma splende fra le città);
  2. per attribuzione o unità: Capitolium (parte del tutto);
  3. per equivoco: ius verrinum, malum
  4. per ipotiposi: populorum triumphatrix (l'azione più gloriosa che il mondo abbia visto);
  5. per iperbole: alter orbis (mondo riunchiuso in una città grazie all'ampiezza delle mura);
  6. di laconismo: la lettera R, in cambio del nome intero (come segnale, insegna);
  7. per opposizione: anticartago;
  8. per decezione: Romula (inizia con il magnifico nome di Roma, ma poi termina con un nomignolo). 
Ecco qui uno schema riepilogativo:



 la metafora permette di conoscere con facilità un certo concetto lontano =>

METAFORA ASSOLUTA O METAFORA COMPARATIVA =>

ASSOLUTA: per grandezza (iperbole) e per chiarezza (ipotiposi)

COMPARATIVA: 
per somiglianza (nel concetto - somiglianza, nel nome - equivoco), 
per contrarietà (nel concetto - opposizione, nell'opinione - decezione), 
per congiunzione (superficiale e piano - attribuzione o unità, profondo e inviluppato - laconismo)


LA METAFORA DI PROPORZIONIE o DI SOMIGLIANZA => chiamare una sostanza con il nome di un'altra contenuta nel medesimo genere analogo, trasportare una quantità all'altra una qualità all'altra, da un termine relativo all'altro, da un'azione all'altra e da una passione all'altra, infine da un luogo all'altro, da un movimento all'altro (considerando movimento naturali progressivi o movimenti artificiali), da un tempo all'altro e da un abito all'altro.

Ciascuna metafora semplice può essere poi analizzata attraverso le metafore di proporzione (ecco il meccanismo ingegnoso). In questo modo, ad esempio, si avrà: la metafora per somiglianza che trasporta il nome in un altro, una quantità in un'altra, una qualità in un'altra, ecc.

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