giovedì 14 luglio 2011

Antichi e Moderni

In questo periodo viene a galla la cosiddetta querelle des Anciens et des Modernes con diverse posizioni tra cui quelle principali, rispettivamente di Boileau e Perrault. 

Ecco qui di seguito un breve schema, successivamente prenderò in considerazione più approfonditamente la posizione di Perrault. 

BOILEAU, RACINE, LA BRUYERE, LA FONTAINE, MADAME DACIER ==>
L'attività artistica è frutto di una creazione da intendersi come semplice imitazione degli autori antichi, che rappresentano, soprattutto i greci e i romani, il modello di perfezione artistica. 

PERRAULT ==>
Si si sostiene che anche i moderni hanno una loro qualità e che anzi gli autori classici non siano insuperabili e che sia dovere dei moderni il rinnovarsi. Riporto qui di seguito una citazione:

    La belle Antiquité fut toujours vénérable;
    Mais je ne crus jamais qu’elle fût adorable.
    Je voy les Anciens sans plier les genoux,
    Ils sont grands, il est vray, mais hommes comme nous ;
    Et l’on peut comparer sans craindre d’estre injuste,
    Le Siecle de Louis au beau Siecle d’Auguste.
    (Charles Perrault. Parallèle des anciens et des modernes en ce qui regarde les arts et les sciences)

(La bella Antichità fu sempre venerabile bella antica, ma non ho mai pensato che fosse adorabile. Io vedo gli anziani senza piegare le ginocchia, che sono grandi, è vero, ma uomini come noi e si possono fare dei paragoni senza credere di fare ingiustizie. Il secolo di Luigi al bel secolo di Augusto.)

Il testo di Perrault è un dialogo fittizio in cui si sostengono una serie di posizioni da parte di tre personaggi: l'abate, il presidente e il cavaliere.  
In primo luogo, l'abate sostiene che i critici rappresentano l'ultima classe tra le persone di lettere, che non fanno che marciare sopra le opere di oratori, poeti, storici e filosofi e che sono incapaci di produrre qualcosa. Il cavaliere sostiene a sua volta di trovare de la grande pauvertés dans Homére, come anche in Catullo. 

Inomma le opere degli antichi non dovrebbero essere intese come degli "oracoli": bisognerebbe paragonare le opere degli uni e degli altri. In particolare quando gli ornamenti di una favola sono ripresi come da una servile imitazione da quelli dei poeti antichi, i moderni non hanno più la grazia della novità. Infatti:

c'est seulment la maniere nouvelle d'employer ces fortes d'ornemens, qui leur donne la grace de la nouveauté, e non point le peu de terms qu'il y a que l'on s'en fert

Mi interessa anche la posizione del Presidente che ad un certo punto afferma che la poesia di Omero probabilmente si trovava durante il suo periodo di infanzia e che crescendo potrebbe diventare stupides. L'abate risponde che questa considerazione è un grande errore: i bambini si fortificano con l'età, diventando grandi e adulti perchè chi era bete da piccolo, lo sarà anche da grande. 

E di Omero? Cosa ne potrebbero mai pensare? Ecco la risposta:

Si les ouvrages d'Homere etoient perdus, je ferois fort curieux d'apprendre ce qu'en auroient dit e ce qu'en auroient pense ceux qui les auroient vus. Mais puisque les ouvrages sont entre nos mains, pourquoi nous tourmenter tant sur ce que les autres en ont jugé? Voyons - les nous mesmes et disons ce qui nous e femble

E' possibile fare un paragone tra moderni e antichi?
Secondo il Presidente se i poeti di oggi mettessero nelle loro opere le stesse bellezze che Omero ha utilizzato nelle sue, si prenderebbero in giro loro stessi e se Omero potesse utilizzare quelle dei poeti moderni, in realtà non gli riuscirebbe affatto. Il motivo risiede nel gusto (utilizzo di metafore, similitiduni, figure, ecc.) e nello spirito di un paese che risultano essere diversi da epoca a epoca.

 


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