lunedì 4 aprile 2011

San Tommaso, parte I

Nonostante Tommaso appartenga a un epoca leggermente più tarda rispetto ai contenuti espressi nei post precedenti. Tuttavia, ritengo opportuno considerare tale persona e la sua “filosofia” proprio in questo momento. 

LA SCOLASTICA
Considerare San Tommaso, significa primariamente analizzare la filosofia cristiana del Medioevo. Il termine scholasticus nei primi secoli del Medioevo indicò l’insegnante delle arti liberali (trivio e quadrivio), per poi indicare anche il docente di filosofia o teologia.
Tre sono le principali caratteristiche di questa filosofia:
  • la strettissima connessione con l’insegnamento: poiché le forme fondamentali dell’insegnamento erano due, la lectio (il commento del testo) e la disputatio (analisi attraverso la considerazione di tutti gli argomenti pro e contro), quella degli Scolastici assunse prevalentemente la forma di commentari o di raccolte di questioni. Naturalmente connesso alla funzione dell’insegnamento c’è quella dell’oggetto dell’insegnamento: gli scolastici si prendevano cura della comprensione della verità rivelata, ovvero della formazione dei chierici;
  • il legame con la tradizione. Se la filosofia greca era alla ricerca di un’autonomia che affermasse la propria indipendenza critica di fronte alla tradizione, la scolastica si comporta in modo totalmente differente. Per questa, la tradizione religiosa è il fondamento e la norma della ricerca. Questa caratteristica ci porta a fare due considerazioni:
  1. la verità è stata rivelata all’uomo attraverso le Sacre Scritture, attraverso le definizioni dogmatiche che la comunità cristiana ha posto a fondamento della sua vita storica. Per l’uomo si tratta solo di accedere a questa verità, di comprenderla mediante i poteri naturali e con l’aiuto della grazia divina, e di farla propria per assumerla a fondamento della propria vita religiosa. Ma anche in questo compito l’uomo non può rimanere da solo e affidarsi alle sue sole forze: necessita di una guida illuminatrice e una garanzia contro l’errore. L’uomo non può rimanere da solo, ma deve ricorrere all’aiuto degli altri e specialmente di quelli che la chiesa stessa riconosce particolarmente ispirati e sorretti dalla grazia divina. Ecco le auctoritates, l’Auctoritas (la decisione del concilio e il detto biblico) e le sententiae dei padri della Chiesa. Il ricorso all’autorità è la manifestazione tipica del carattere comune e superindividuale della ricerca scolastica, nella quale il singolo vuole sentirsi appoggiato e sorretto dall’autorità e dalla tradizione ecclesiastica;
  2. si parla di canone scolastico in cui veniva prescritto lo studio di un certo numero di autori latini che venivano presi a modello. Catone, le favole di Esopo, Orazio, Ovidio, Cicerono, Lucano, Stazio, Virgilio, Sallustio, Giovenale, mentre di Omero si leggeva solo un rozzo riassunto sull'Iliade. Si tratta di un numero abbastanza stabile di autori, quasi sempre gli stessi che costituiscono un canone rigido che rimane immobile per molti secoli. Esiste però, come afferma Curtius, una mancanza di spirito critico e un appiattimento sincretistico, nel quale non si fa differenza fra poesia augustea e poesia tardo-antica, che sono tipici della cultura medievale. Spicca, tra tutti gli autori, Virgilio considerato come il profeta del Cristianesimo e l'Eneide è letta allegoricamente: questa viene intesa come un viaggio e la lotta di Enea simboleggia le prove e le tentazioni dell'anima prima della sua salvezza. 
  • la ricerca scolastica, dunque, deve essere intesa come veicolo della verità già data nella rivelazione, non quella di trovare la verità. Ora, avendo preso dalla tradizione religiosa il canone e la norma, da quella filosofica (intesa come ancilla theologiae) ha ripreso gli strumenti e il materiale: la dottrina platonica-agostiniana e quella aristotelica. Nel recuperare il passato, è bene ricordare, il Medioevo mette tutto sullo stesso piano e fa dei filosofi più lontani dalla sua mentalità dei contemporanei, cui è lecito “togliere” e “riadattare” il pensiero alle proprie esigenze. 

SAN TOMMASO BREVEMENTE
Prima di arrivare a considerare tre questioni molto importanti per me, vorrei brevemente presentare in sintesi i primi, esposti prevalentemente nella Summa theologiae.

Ragione e fede
Pur affermando la distinzione tra ragione e fede, San Tommaso crede in una loro armonica collaborazione. Infatti, la ragione può servire alla fede in tre modi diversi: i) dimostrando i preamboli della fede, cioè quelle verità la cui dimostrazione è necessaria alla fede stessa (ad esempio, l’esistenza e l’unità di Dio); ii) per illustrare, mediante similitudini, le verità della fede; iii) per combattere le obiezioni che fanno alla fede.
Rimane, comunque, necessario ricordare che la fede è la regola del corretto procedere della ragione

La metafisica: ente, essenza ed esistenza
L’ente è una nozione generale e indefinibile che serve a San Tommaso per “ciò che l’essere ha” sia in modo reale, sia in modo logico. Nella modalità reale, l’ente è ciò che è presente nella realtà, mentre in quella logica, l’ente è tutto ciò che viene espresso tramite la copula in una proposizione.
L’essenza è la quidditas o la natura di una cosa. L’essenza comprende non solo la forma, ma anche la materia delle cose composte, perché comprende tutto ciò che è espresso nella definizione di una cosa.
Essenza ed esistenza sono due cose diverse per San Tommaso nonostante questa distinzione non riguardi tanto due enti, ma due principi di uno stesso ente di loro natura inseparabili.
L’esistenza è l’atto grazie cui le essenze, che hanno l’essere in potenza, esistono. Negli esseri finiti e contingenti, essenza ed esistenza sono come la potenza e l’atto, mentre in quello infinito e necessario (come Dio) sono la stessa cosa (Dio è l’Essere per essenza).
Si ricordi che l’essere di San Tommaso non è qualcosa di statico, ma dinamico che è strettamente connesso a quello di creazione. Inoltre, ultima osservazione, Dio è, non esiste ovvero non ex-sisto (essere da).

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