mercoledì 20 aprile 2011

San Tommaso e il concetto di laicità del sapere

Ho preso un libro in biblioteca che si è rivelato, soprattutto in uno dei suoi capitoli, molto interessante. Si tratta del primo volume degli Atti del congresso su “Tommaso d’Aquino nel suo settimo centenario” (1974, Tommaso d’Aquino nella storia del pensiero, I Le fonti del pensiero di S. Tommaso). Il capitolo a cui faccio riferimento è il seguente San Tommaso, oggi curato da Michele Federico Sciacca, pp. 69-90.

Ripeto, si tratta di un capitoletto estremamente fatto bene.

IL RAPPORTO FILOSOFIA E TEOLOGIA
Di estremo interesse è l’analisi dell’autonomia (distinzione), ma non indipendenza (separazione) delle due sfere legate alle discipline filosofiche e teologiche.

San Tommaso afferma che ci sono:
  • un ordine di verità naturali o razionali di competenza dell’uomo. In questo caso parliamo di ragione e di filosofia;
  • un ordine di verità soprannaturali eccedenti l’umana ragione e provenienti dalla Rivelazione nella quale il credente ha fede. In questo caso parliamo di fede e di teologia.
    
Nonostante questa distinzione, non è però da escludere un campo di verità comuni, cioè che pur essendo rivelate, sono oggetto anche della ragione, una diversa ragione formale. Per quanto concerne la filosofia, essa coincide con la teologia nell’oggetto materiale, quello di cui tratta una scienza: entrambe trattano di Dio, dell’uomo e del mondo (oggetto materiale), ma con un oggetto formale diverso. In altre parole filosofia e teologia hanno lo stesso oggetto, ma si fondano su basi distinte: da un lato la ragione e dall’altra la Rivelazione:

Omnia quaecumque sunt divitus revelabilia communicant in una ratione formali obiecti huius scientiae. Et ideo comprehenduntur sub sacra doctrina sicut sub scientia una.
(Summa Theologiae, I, 1, 3)

I CARATTERI DEL SAPERE
Se filosofia e teologia proseguono verso la verità ma con strade differenti, allora il sapere umano, che corrisponde con tutto lo scibile dall’uomo, pratico e teoretico, è autonomo.
Nella reciproca autonomia, filosofia e teologia hanno in comune la sorgente di verità, Dio, da cui vengono le capacità conoscitive dell’uomo e le Verità rivelate. Per questo è possibile affermare che c’è autonomia, ma non separazione, dato il reciproco aiuto:
  • la filosofia, prevalentemente metafisica, è di appoggio alla teologia intesa come non come quella ce penetra il mistero, ma come quella che argomenta, per cogliere alcuni aspetti/verosimiglianze;
  • la teologia, proprio per i limiti della ragione e dunque anche della filosofia e del sapere umano nella sua totalità, è della filosofia stessa il compimento. Inoltre, la teologia rende umile la filosofia, cioè la fa acquistare la coscienza dei suoi limiti e le impedisce di smarrirsi negli errori.

Inoltre sul piano della verità non c’è conflitto poichè:

Ea quae ex revelatione divina per fidem tenentur non possunt naturali cognizione esse contraria
(Summa Theologiae, I, 1, 8)

Va però precisato cosa s’intende per autonomia:
  • qualcosa che non si accetta comunque dogmaticamente, ma che si ammette previo evidente ragionamento logico;
  • qualcosa che non è sinonimo di autosufficienza: non è autosufficiente né la filosofia, né altra forma di conoscenza umana, non lo è l’umano sapere nella sua totalità.

Se ne deduce, dunque, che il sapere è limitato, è un qualcosa di finito e pesante, è defettibile, perfettibile in un processo che , se anche realizzasse la sua perfezione, tale perfezione resterebbe sempre all’interno dei limiti di un ente finito, cioè limitata a quel che tale essere può conoscere. Si badi bene che lo scibile umano non coincide con il tutto della verità o la Verità assoluta.

Il concetto di autonomia del sapere esclude l’arbitrarietà e il soggettivismo e include l’oggettività in senso logico e in senso ontologico. E qui Tommaso propone la teoria della scintilla rationis. Secondo questa teoria i principi primi sarebbero presenti intuitivamente all’intellectus e portano il nome di scintilla rationis: sono principi che garantiscono che la ragione giudichi secondo verità ed essere, il che significa che il principio della verità e del conoscere non è posto dal soggetto intellettivo-razionale, ma è oggetto dell’intelletto e lume della ragione. In principio è il logo e non l’azione senza logo e con fretta che non saprebbe porsi a livello di theoria , intellettualmente e logicamente. 

LAICISMO E LACITA’
Si dice Tommaso abbia contribuito alla nascita della coscienza laica. Ora questa coscienza si contrappone fortemente a:
  • laicismo che era già nato all’interno della civitas cristiana e si svilupperà con Guglielmo da Occam e da Marsilio da Padova, come reazione anticlericale e antigerarchica al contesto socio-culturale del Medioevo a carattere esclusivamente religioso;
  • -laicismo di Averroè, sulla base di un Aristotele arabo. Averroè negava profondamente la Provvidenza divina, la creazione e riteneva la religione come una forma inferiore di quella verità che la filosofia attinge nella forma superiore della ricerca e della dimostrazione razionale. L’averroismo sottolinea l’assolutizzazione del sapere razionale in cui non ci può essere spazio per la Rivelazione, la Provvidenza e la Grazia. Per loro la religione è una fabulae, un mito o un prodotto immaginativo che si contrappone alla verità razionale della filosofia.

Insomma con Averroè entra nella cultura occidentale il laicismo e troverà un poeta (Guido Cavalcanti), un imperatore (Federico II di Svezia), mentre San Tommaso contrapporrà il suo concetto di laicità del sapere come mente aperta e spirito critico.


Nessun commento:

Posta un commento